Le mode passano, ma la pervicace indipendenza dei gatti non tramonta. Non stiamo qui a elencarli tutti, anche perché non basterebbe un libro, e arriviamo subito al soggetto principale di questa recensione. Negli anni Ottanta l’italiano Franco Matticchio comincia a scrivere e disegnare brevi storie di Jones, un gatto antropomorfo che ha ben assorbito e rielaborata la lezione di Herriman. Storie talvolta mute, nelle quali può succedere di tutto e dove le regole della realtà sembrano non valere, lasciando spazio a un mondo onirico e visionario del quale Jones è talvolta protagonista involontario e talvolta solo spettatore. Forse, il suo assumere forma semiumana ne ha indebolito l’essenza felina, quasi onnipotente, dei suoi predecessori di carta e di china, pur mantenendolo molto più incontrollabile, mutevole e inarrestabile, di noi semplici umani.
Il suo nome completo è Ezekkiah Jones, ma da bambino lo chiamavano semplicemente Zeke. Ha una benda da pirata sull’occhio sinistro (sin da bambino) ma non si sa il perché. A chi scrive questo suo aspetto polifemico ricorda un vecchio sketch del comico Francesco Salvini, che aveva battezzato col nome Categorico un pupazzino saltellante con un solo occhio, che (proprio perché monocolo) a suo dire aveva un solo punto vista ed era perciò categorico nelle sue opinioni. Ma a parte questa menomazione fisica i due sono molto differenti, perché Jones appare aperto a ogni soluzione incredibile, muovendosi in brevi racconti ove tutte è possibile. Potremmo dire che i suoi disegni sono principalmente in bianco e nero, ma nelle sue storie ne succedono di tutti i colori. Quindi, Jones litiga con un cuscino che prende vita, insegue il suo cappello su alberi che sembrano non avere mai fine, vede crescere e prendere vita i fiori sulla sua camicia hawaiana. All’inizio si stupisce anche lui di tante stravaganze, ma poi si lascia trasportare da esse, novello Gulliver del sogno e del nonsense. D’altra parte, se può esistere un gatto antropomorfo possono esistere anche luoghi fantastici ove sogno e realtà si confondono, convivono e talvolta lottano tra loro. Anche se non è chiaro quale sia il vincitore. Con un tratteggio dal sapore vagamente ottocentesco e storie che ricordano la slapstick comedy e il limerick per immagini invece che per versi, Jones è un novello Alice in fumetti di meraviglie. Che importa se le trame non hanno senso (ma veramente non ne hanno?), l’importante è che ci incantino e ci trascinino al loro interno trasformando anche noi, per il tempo della lettura, in piccoli Jones e in piccole Alici.
Franco Matticchio
Jones e altri sogniRizzoli Lizard
pp. 252
euro 25,00
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